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Difference between revisions of "L INDIA DOPO IL MUTINY"

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Con  la  repressione  inglese  nel  1857,  dopo  il  cosiddetto </br>
<p>Con  la  repressione  inglese  nel  1857,  dopo  il  cosiddetto </br>
 
 
ammutinamento  o  “Mutiny”,  era  scomparsa  dalla  scena  del </br>
 
ammutinamento  o  “Mutiny”,  era  scomparsa  dalla  scena  del </br>
 
subcontinente  indiano  la  dinastia  dei  Moghul,  peraltro  già  in </br>
 
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chiamato  perché  il  suo  potere  non  oltrepassava  le  mura  della </br>
 
chiamato  perché  il  suo  potere  non  oltrepassava  le  mura  della </br>
 
cittadella della capitale, fu ricordato solo come poeta; in un noto </br>
 
cittadella della capitale, fu ricordato solo come poeta; in un noto </br>
''ghazal'' aveva scritto:</p>
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''ghazal'' aveva scritto:</br>
 
''Il vento è all’improvviso mutato,''</br>
 
''Il vento è all’improvviso mutato,''</br>
 
''Triste e senza pace è il mio cuore.''</br>
 
''Triste e senza pace è il mio cuore.''</br>
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''Coloro che un tempo vissero felici,''</br>
 
''Coloro che un tempo vissero felici,''</br>
 
''Sono ora ridotti in misera condizione.''</br>  
 
''Sono ora ridotti in misera condizione.''</br>  
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      <p> Sino agli anni Ottanta del XIX secolo il governo dell’India </br>
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fu  di  tipo  coloniale:  l’interesse  primario  ed  esclusivo  del raj </br>
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britannico era l’esazione delle tasse. Solo con Lord Ripon, viceré </br>
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dal 1880 al 1884, si assiste ad un’apertura con l’introduzione del </br>
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principio  dell’autogoverno  locale,  sanzionato  da  una  legge </br>
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vicereale  il  18  maggio  1882:  si  trattò  di  un  processo  che </br>
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gradualmente,  anche  se  lentamente,  portò  al  concetto  di  una  </br>
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modernizzazione  dello  stato  coloniale,  e  di  conseguenza  alla </br>
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modernizzazione delle due religioni maggioritarie, l’hinduismo e </br>
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l’islam. L’artefice del revival dell’Islam fu Sayyid Ahmad Khan, </br>
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nato  nel  1817  da  una  famiglia  aristocratica  di  Delhi  legata  ai </br>
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moghul; uomo maturo all’epoca della dissoluzione dell’impero, </br>
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da  vent’anni  al  servizio  degli  Inglesi  ai  quali  attribuiva </br>
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comunque  la  responsabilità del  “Mutiny”,  aveva  capito  che  il </br>
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riscatto  dei  musulmani  passava  attraverso  una  collaborazione </br>
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con  il raj britannico.  Nel  1862  creò  a  Ghazipur  una  società </br>
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scientifica  e  letteraria  con  lo  scopo  di  tradurre  in  urdu  i  più </br>
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importanti  testi  inglesi  dell’epoca;due  anni  dopo,  questa </br>
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istituzione  fu  trasferita  ad  ‘Aligarh.  Dopo  un  soggiorno  di </br>
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diciotto  mesi  in  Inghilterra  nel  1869-70,  il  Sayyid  decise  di</br>
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creare  ad  ‘Aligarh  il  Muhammedan  Anglo-Oriental  College </br>
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(1877),  un  college  musulmano  sullo  stile  di  quelli  di  Oxford  e </br>
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Cambridge,  che  nel  1920  diventò  università,  e  di  pubblicare  un </br>
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mensile  in  urdu, ''Tahdhib  al-Akhlaq'' (Riforma  dei  costumi),  che </br>
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uscì  regolarmente  dal  1871  al  1882.  Ahmad  Khan  fu  il  primo </br>
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musulmano    moderno    ad    intuire    i    benefici    della    cultura </br>
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occidentale  nella  modernizzazione  della  sua  comunità,  ad </br>
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interpretare  il Corano,  la Sunna e  la Sharia,  a  considerare  la </br>
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comunità  musulmana  come  un  tutt’uno  a  sé  stante;  nel  1885, </br>
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quando  fu  fondato  l’Indian  National  Congress,  si  dichiarò </br>
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contrario  alla  partecipazione dei  musulmani  a  questo  partito, </br>
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diventando  in  tal  modo,  inconsciamente,  l’antesignano  di  uno </br>
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“stato” separato per i musulmani del subcontinente indiano. Lo </br>
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stesso  atteggiamento  il  Sayyid  mantenne  nella  questione </br>
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linguistica:  l’hindustani  patrocinato  dagli inglesi  era  diventato </br>
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l’hindi del Congresso nella forma devanagari. A questo il Sayyid </br>
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opponeva l’urdu che, accanto al persiano, era da tempo la lingua </br>
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franca  dei  musulmani,  scritta  nella  grafia  arabo-persiana.  Nelle </br>
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parole  di Iqbal, Sir Sayyid Ahmad  Khan “è stato probabilmente </br>
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il  primo  musulmano  moderno  a  intravedere  il  carattere  positivo </br>
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dell’era  successiva.  Il  rimedio  per  i  mali  dell’Islam  da  lui </br>
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proposto,  come  pure  dal  Mufti  Alam  Jan  in  Russia,  fu </br>
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l’istruzione moderna. Ma la vera grandezza dell’uomo consiste </br>
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nel fatto di essere stato il primo musulmano  indiano a  sentire la </br>
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necessità di un nuovo orientamento dell’Islam e di aver lavorato </br>
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in  questa  direzione.  Si  può  non  essere  d’accordo  con  le  sue </br>
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vedute religiose, ma non si può negare che la sua anima sensibile </br>
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sia stata la prima a reagire all’età moderna”.</br></p>
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<p>Alla morte di Ahmad Khan nel 1898 la questione linguistica </br>
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passò  nelle  mani  dei  suoi  due  più  stretti  collaboratori,  i  navvab </br>
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Muhsin  al-Mulk  e  Vaqar  al-Mulk;  quella  politica  fu  portata </br>
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avanti  dai  fratelli Muhammad e Shaukat ‘Ali, che ebbero tanta </br>
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parte nella causa del califfato ottomano, e dall’Agha Khan, gran </br>
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signore  che  avrebbe  riempito  di  sé  le  cronache  mondane </br>
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dell’Europa del XX secolo. </br></p>
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<p>Dal punto di vista letterario l’eredità di Ahmad Khan passò </br>
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al  maulana  Altaf  Husain  Hali  (1837-1914)  che  fu  anche  il  suo </br>
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biografo, oltre che di Ghalib di cui fu allievo ed amico. </br></p>
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<p>L’episodio  che  troncò  sul  nascere  una  possibile ''entente'' </br>
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''cordiale'' tra  Hindu  e  Musulmani  fu  la  decisione  inglese  di </br>
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dividere  nel  1905  il  Bengala,  forse  nel  tentativo  di  ingraziarsi  i </br>
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musulmani  già  penalizzati  nella  questione  linguistica.  La </br>
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regione,  troppo  vasta  dal  punto  di  vista  amministrativo  (80 </br>
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milioni  di  abitanti),  fu  divisa  in  Bengala  Occidentale  e  Bengala </br>
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Orientale  con  l’Assam  scarsamente  popolato;  da  notare  che  i </br>
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distretti  orientali  del  Bengala  erano  a  maggioranza  musulmani. </br>
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In tal modo si crearono due  Bengala,  uno a  maggioranza  hindu, </br>
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l’altro  a  maggioranza  musulmana  (per  inciso,  il  Bengala </br>
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orientale  diventò  nel  1947  il  Pakistan  orientale).  Alcuni  anni </br>
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dopo,  nel  1911,  la  divisione  del  Bengala  fu  revocata  creando </br>
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nuove  proteste,  questa  volta  tra  i  musulmani  che,  considerando </br>
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gli Inglesi non affidabili sul piano delle promesse, pensarono ad </br>
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un accordo diretto con il Congresso.</br></p>
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<p>Nella  nuova  gestione  post  Ahmad  Khan,  erano  sorte  fra  i </br>
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musulmani  varie  associazioni  allo  scopo  di  ottenere  una </br>
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rappresentanza  politica  più  salda  e  più  sicura.  Già  da  tempo </br>
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Sayyid  Ahmad  Khan  aveva  chiaramente  detto  che  “il  sistema </br>
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della  rappresentanza  per  elezione  significa  la  rappresentanza </br>
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delle  opinioni  e  degli  interessi  della  maggioranza  della </br>
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popolazione, e che nei paesi in cui la popolazione è composta di </br>
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una  sola  razza  ed  un  unico  credo,  questo  è,  senza  dubbio,  il </br>
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miglior  sistema  che  si  possa  adottare.  Ma  in  un  paese  come </br>
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l’India, dove ancora fioriscono le distinzioni di casta, dove non </br>
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c’è  fusione  fra  le  varie  razze,  dove  i  conflitti  religiosi  sono </br>
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violenti,  dove  l’istruzione  in  senso  moderno  non  ha  fatto  un </br>
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uguale  e  proporzionale  progresso  fra  tutti  gli  strati  della </br>
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popolazione,  non  si  può  adottare  il  sistema  elettorale  puro  e </br>
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semplice.  La  comunità  più  forte  numericamente  prevarrebbe  su </br>
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quella meno forte”.</br></p>
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<p>Il principio dell’esistenza in India di due nazioni –l’hindu e </br>
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la  musulmana –era  stato enunciato  dallo  statista  musulmano </br>
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senza  mezzi  termini,  anche  se  gli  hindu  non  l’accettarono  né </br>
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allora  né  dopo.  Infatti  il Mahatma Gandhi,  scrivendo  ad  ‘Ali</br>
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Jinnah,  la  futura  guida  della  nazione  pakistana,  il  15  settembre </br>
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1944, diceva: “Non trovo nella storia l’esempio di alcun gruppo </br>
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di neòfiti e loro discendenti che pretendano di essere una nazione </br>
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separata dalla stirpe originaria. Se l’India era una nazione prima </br>
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dell’avvento  dell’Islam,  deve  rimanere  una  a  dispetto  del </br>
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cambiamento  di  religione  da  parte di  un  gruppo  della </br>
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popolazione”.</br></p>
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<p>Nel 1906 le associazioni musulmane confluirono in una più </br>
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forte  e  compatta,  la  Lega  Musulmana:  i  musulmani  si  erano </br>
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destati dal loro torpore ed avevano creato un’organizzazione in </br>
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grado di dialogare con il Congresso. Nelmarzo del 1913 la Lega </br>
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approvava  una  mozione,  presentata  dal  direttivo,  simile  nella </br>
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sostanza  a  quella  del  Congresso,  ponendo  così  le  premesse  per </br>
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una futura cooperazione tra i due partiti.</br></p>
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<p>Allo  scoppio  della  Prima  Guerra  Mondiale,  tutta  l’India </br>
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(hindu,  musulmani,  raja  e  maharaja)  si  schierò  così  a  fianco </br>
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dell’Inghilterra,  convinta  di  poter  ottenere  in  seguito </br>
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un’autonomia più ampia, se non addirittura l’indipendenza. </br></p>
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<p>Terminata la guerra, l’India rimase delusa: il “Government </br>
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of India Act” del 1919 risultò un sistema contraddittorio poiché </br>
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concedeva  la  rappresentanza  ma  negava  la  responsabilità.  I </br>
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rapporti  tra  musulmani  e  hindu  peggiorarono  e  tutti  quei </br>
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musulmani che sino ad allora erano stati favorevoli al Congresso </br>
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si  dimisero  poiché  pensavano che il piano d’azione degli hindu </br>
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avrebbe messo in pericolo la loro comunità: fra questi anche ‘Ali </br>
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Jinnah,il  futuro Qa’id-i-A’zamo  Grande  Guida  della  nazione </br>
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pakistana. </br></p>
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<p>Vi  fu  ancora  un  riavvicinamento  fra  hindu  e  musulmani </br>
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durante  il  periodo  dell’agitazione  per  il  califfato  ottomano: </br>
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Gandhi ed il Congresso sostennero le richieste musulmane circa </br>
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il  mantenimento  dello status  quonell’Impero  ottomano  e  la </br>
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continuazione  della  giurisdizione  califfale  sui  luoghi  santi  del </br>
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Hijaz,  nella  penisola  arabica,  di  Gerusalemme  e  dell’Iraq.  Fu </br>
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però  una  collaborazione  di  breve  durata.  Dopo  il  1923,  con </br>
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l’abolizione del califfato da parte di Mustafa Kemal Atatürk, le </br></p>
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<p>relazioni  hindu-musulmane  ritornarono  ad  essere  quelle  che </br>
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erano  sempre  state,  cioè  peggiorarono, rotte  solo  da  qualche </br>
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sprazzo  fugace  di  riavvicinamento  dovuto  più  al  desiderio  di </br>
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trovare un momentaneo modus vivendi che un accordo duraturo.</br></p>
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<p>Alla  fine  del  1928,  in  risposta  alla  relazione  presentata  al </br>
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Congresso  da  Motilal  Nehru che  chiedeva  la  costituzione </br>
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dell’India  a dominion,  fu  tenuta  a  Delhi,  sotto  la  presidenza </br>
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dell’Agha Khan, una Conferenza musulmana panindiana, la più </br>
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importante forse fra tutte quelle tenute durante il lungo cammino </br>
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verso  l’indipendenza.  In  tale  occasione  fu  approvata </br>
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all’unanimità  una  serie  di  principi  fra  i  quali  i  più  importanti </br>
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erano l’adozione di un sistema federale con completa autonomia, </br>
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elettorati separati, e un’adeguata rappresentanza dei musulmani </br>
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nei gabinetti delle provincie e in quello centrale.</br><p>

Revision as of 09:36, 13 June 2018

Con la repressione inglese nel 1857, dopo il cosiddetto
ammutinamento o “Mutiny”, era scomparsa dalla scena del
subcontinente indiano la dinastia dei Moghul, peraltro già in
decadenza un secolo e mezzo prima, alla morte dell’ultimo
grande imperatore Aurangzeb, che aveva regnato per quasi
mezzo secolo, dal 1659 al 1707: Bahadur Shah II, imperatore di
nome per vent’anni, dal 1837 al 1857, fu deposto dagli Inglesi,
dopo un processo-farsa, e confinato a Rangoon, in Birmania,
dove morì dimenticato il 7 novembre 1862. Il “re di Delhi”, così
chiamato perché il suo potere non oltrepassava le mura della
cittadella della capitale, fu ricordato solo come poeta; in un noto
ghazal aveva scritto:
Il vento è all’improvviso mutato,
Triste e senza pace è il mio cuore.
Che dire del dolore e della tirannia?
Il mio petto è straziato dall’angoscia.
[...]
Coloro che un tempo vissero felici,
Sono ora ridotti in misera condizione.

Sino agli anni Ottanta del XIX secolo il governo dell’India
fu di tipo coloniale: l’interesse primario ed esclusivo del raj
britannico era l’esazione delle tasse. Solo con Lord Ripon, viceré
dal 1880 al 1884, si assiste ad un’apertura con l’introduzione del
principio dell’autogoverno locale, sanzionato da una legge
vicereale il 18 maggio 1882: si trattò di un processo che
gradualmente, anche se lentamente, portò al concetto di una
modernizzazione dello stato coloniale, e di conseguenza alla
modernizzazione delle due religioni maggioritarie, l’hinduismo e
l’islam. L’artefice del revival dell’Islam fu Sayyid Ahmad Khan,
nato nel 1817 da una famiglia aristocratica di Delhi legata ai
moghul; uomo maturo all’epoca della dissoluzione dell’impero,
da vent’anni al servizio degli Inglesi ai quali attribuiva
comunque la responsabilità del “Mutiny”, aveva capito che il
riscatto dei musulmani passava attraverso una collaborazione
con il raj britannico. Nel 1862 creò a Ghazipur una società
scientifica e letteraria con lo scopo di tradurre in urdu i più
importanti testi inglesi dell’epoca;due anni dopo, questa
istituzione fu trasferita ad ‘Aligarh. Dopo un soggiorno di
diciotto mesi in Inghilterra nel 1869-70, il Sayyid decise di
creare ad ‘Aligarh il Muhammedan Anglo-Oriental College
(1877), un college musulmano sullo stile di quelli di Oxford e
Cambridge, che nel 1920 diventò università, e di pubblicare un
mensile in urdu, Tahdhib al-Akhlaq (Riforma dei costumi), che
uscì regolarmente dal 1871 al 1882. Ahmad Khan fu il primo
musulmano moderno ad intuire i benefici della cultura
occidentale nella modernizzazione della sua comunità, ad
interpretare il Corano, la Sunna e la Sharia, a considerare la
comunità musulmana come un tutt’uno a sé stante; nel 1885,
quando fu fondato l’Indian National Congress, si dichiarò
contrario alla partecipazione dei musulmani a questo partito,
diventando in tal modo, inconsciamente, l’antesignano di uno
“stato” separato per i musulmani del subcontinente indiano. Lo
stesso atteggiamento il Sayyid mantenne nella questione
linguistica: l’hindustani patrocinato dagli inglesi era diventato
l’hindi del Congresso nella forma devanagari. A questo il Sayyid
opponeva l’urdu che, accanto al persiano, era da tempo la lingua
franca dei musulmani, scritta nella grafia arabo-persiana. Nelle
parole di Iqbal, Sir Sayyid Ahmad Khan “è stato probabilmente
il primo musulmano moderno a intravedere il carattere positivo
dell’era successiva. Il rimedio per i mali dell’Islam da lui
proposto, come pure dal Mufti Alam Jan in Russia, fu
l’istruzione moderna. Ma la vera grandezza dell’uomo consiste
nel fatto di essere stato il primo musulmano indiano a sentire la
necessità di un nuovo orientamento dell’Islam e di aver lavorato
in questa direzione. Si può non essere d’accordo con le sue
vedute religiose, ma non si può negare che la sua anima sensibile
sia stata la prima a reagire all’età moderna”.

Alla morte di Ahmad Khan nel 1898 la questione linguistica
passò nelle mani dei suoi due più stretti collaboratori, i navvab
Muhsin al-Mulk e Vaqar al-Mulk; quella politica fu portata
avanti dai fratelli Muhammad e Shaukat ‘Ali, che ebbero tanta
parte nella causa del califfato ottomano, e dall’Agha Khan, gran
signore che avrebbe riempito di sé le cronache mondane
dell’Europa del XX secolo.

Dal punto di vista letterario l’eredità di Ahmad Khan passò
al maulana Altaf Husain Hali (1837-1914) che fu anche il suo
biografo, oltre che di Ghalib di cui fu allievo ed amico.

L’episodio che troncò sul nascere una possibile entente
cordiale tra Hindu e Musulmani fu la decisione inglese di
dividere nel 1905 il Bengala, forse nel tentativo di ingraziarsi i
musulmani già penalizzati nella questione linguistica. La
regione, troppo vasta dal punto di vista amministrativo (80
milioni di abitanti), fu divisa in Bengala Occidentale e Bengala
Orientale con l’Assam scarsamente popolato; da notare che i
distretti orientali del Bengala erano a maggioranza musulmani.
In tal modo si crearono due Bengala, uno a maggioranza hindu,
l’altro a maggioranza musulmana (per inciso, il Bengala
orientale diventò nel 1947 il Pakistan orientale). Alcuni anni
dopo, nel 1911, la divisione del Bengala fu revocata creando
nuove proteste, questa volta tra i musulmani che, considerando
gli Inglesi non affidabili sul piano delle promesse, pensarono ad
un accordo diretto con il Congresso.

Nella nuova gestione post Ahmad Khan, erano sorte fra i
musulmani varie associazioni allo scopo di ottenere una
rappresentanza politica più salda e più sicura. Già da tempo
Sayyid Ahmad Khan aveva chiaramente detto che “il sistema
della rappresentanza per elezione significa la rappresentanza
delle opinioni e degli interessi della maggioranza della
popolazione, e che nei paesi in cui la popolazione è composta di
una sola razza ed un unico credo, questo è, senza dubbio, il
miglior sistema che si possa adottare. Ma in un paese come
l’India, dove ancora fioriscono le distinzioni di casta, dove non
c’è fusione fra le varie razze, dove i conflitti religiosi sono
violenti, dove l’istruzione in senso moderno non ha fatto un
uguale e proporzionale progresso fra tutti gli strati della
popolazione, non si può adottare il sistema elettorale puro e
semplice. La comunità più forte numericamente prevarrebbe su
quella meno forte”.

Il principio dell’esistenza in India di due nazioni –l’hindu e
la musulmana –era stato enunciato dallo statista musulmano
senza mezzi termini, anche se gli hindu non l’accettarono né
allora né dopo. Infatti il Mahatma Gandhi, scrivendo ad ‘Ali
Jinnah, la futura guida della nazione pakistana, il 15 settembre
1944, diceva: “Non trovo nella storia l’esempio di alcun gruppo
di neòfiti e loro discendenti che pretendano di essere una nazione
separata dalla stirpe originaria. Se l’India era una nazione prima
dell’avvento dell’Islam, deve rimanere una a dispetto del
cambiamento di religione da parte di un gruppo della
popolazione”.

Nel 1906 le associazioni musulmane confluirono in una più
forte e compatta, la Lega Musulmana: i musulmani si erano
destati dal loro torpore ed avevano creato un’organizzazione in
grado di dialogare con il Congresso. Nelmarzo del 1913 la Lega
approvava una mozione, presentata dal direttivo, simile nella
sostanza a quella del Congresso, ponendo così le premesse per
una futura cooperazione tra i due partiti.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, tutta l’India
(hindu, musulmani, raja e maharaja) si schierò così a fianco
dell’Inghilterra, convinta di poter ottenere in seguito
un’autonomia più ampia, se non addirittura l’indipendenza.

Terminata la guerra, l’India rimase delusa: il “Government
of India Act” del 1919 risultò un sistema contraddittorio poiché
concedeva la rappresentanza ma negava la responsabilità. I
rapporti tra musulmani e hindu peggiorarono e tutti quei
musulmani che sino ad allora erano stati favorevoli al Congresso
si dimisero poiché pensavano che il piano d’azione degli hindu
avrebbe messo in pericolo la loro comunità: fra questi anche ‘Ali
Jinnah,il futuro Qa’id-i-A’zamo Grande Guida della nazione
pakistana.

Vi fu ancora un riavvicinamento fra hindu e musulmani
durante il periodo dell’agitazione per il califfato ottomano:
Gandhi ed il Congresso sostennero le richieste musulmane circa
il mantenimento dello status quonell’Impero ottomano e la
continuazione della giurisdizione califfale sui luoghi santi del
Hijaz, nella penisola arabica, di Gerusalemme e dell’Iraq. Fu
però una collaborazione di breve durata. Dopo il 1923, con
l’abolizione del califfato da parte di Mustafa Kemal Atatürk, le

relazioni hindu-musulmane ritornarono ad essere quelle che
erano sempre state, cioè peggiorarono, rotte solo da qualche
sprazzo fugace di riavvicinamento dovuto più al desiderio di
trovare un momentaneo modus vivendi che un accordo duraturo.

Alla fine del 1928, in risposta alla relazione presentata al
Congresso da Motilal Nehru che chiedeva la costituzione
dell’India a dominion, fu tenuta a Delhi, sotto la presidenza
dell’Agha Khan, una Conferenza musulmana panindiana, la più
importante forse fra tutte quelle tenute durante il lungo cammino
verso l’indipendenza. In tale occasione fu approvata
all’unanimità una serie di principi fra i quali i più importanti
erano l’adozione di un sistema federale con completa autonomia,
elettorati separati, e un’adeguata rappresentanza dei musulmani
nei gabinetti delle provincie e in quello centrale.