View source for 163. AI PIR DEL PANJAB

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Rimasi in piedi alla tomba del riformatore, </br>
Quella polvere che è sorgente di luce diffusa,</br>
Quella polvere di cui le stelle sono invidiose,</br>
Che ricopre un conoscitore di segreti ignoti,</br>
Che non chinò il capo neanche a Jahangir, </br>
Che rinfrescava con l’alito l’ardore del cuore,</br>
Che Allah ha inviato in India al tempo giusto</br>
Per essere custode della casa santa dell’Islam.  </br>
Chiesi al sant’uomo qualcosa di non mondano</br>
Ché i miei occhi erano fiochi. Si udì una voce:</br>
‘Terminato è il lungo elenco dei santi uomini.</br>
La terra del Panjab puzza alle narici dei buoni.</br>
La gente di Dio non ha nulla a che fare là dove</br>
Il copricapo del povero è ora un segno terreno.</br>
Quel cappello era fede, questo è ora un segno</br>
Del desiderio di approfittare del potere statale’.</br>
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