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141. IL TEMPO

From IQBAL

Ciò che era, non è; ciò che è, non sarà;
questo è invero il nocciolo del discorso,
Molto più vicina è l’apparizione di ciò
di cui il tempo rimane in costante attesa.
Dalla mia fiasca scorrono, una goccia
dopo l’altra, nuovi avvenimenti e cose,
Giorno e notte li conto sul mio rosario,
grano dopo grano, un grano dopo l’altro.
Li conosco tutti complessivamente, ma
li conosco singolarmente ad uno ad uno.
Di uno il fantino, di un altro il destriero,
di un altro la sella, di un altro la frusta.
Se tu non hai fatto parte dell’assemblea,
la colpa è mia o tua, la colpa tua o mia?
Non fa parte del mio costume non bere
il vino della notte per amore di qualcuno.
Gli occhi dell’astrologo non sono in grado
di vedere la mia natura inquieta e vivace,
Il suo sguardo, privo di devozione, è come
una freccia che cade lontana dal bersaglio.
Non c’è tramonto sull’orizzonte europeo,
è un fiume di sangue, un rosso brillante.
Rimani in attesa del sorgere del domani,
l’ieri e l’oggi sono una vecchia leggenda.
Cos’è la mente irrequieta che ha liberato
le forze della natura, strappandole le vesti?
Alla fine un pericolo per le loro abitazioni
giungerà dal tuono senza requie e tregua!
A loro appartengono i venti aperti, i cieli,
a loro i mari e gli oceani, e a loro le navi.
Non serve sciogliere i nodi del vortice,
perché? il vortice è una scusa del destino.
Sta ora per affermarsi un mondo nuovo,
mentre sta per morire il vecchio mondo,
Quel mondo che i biscazzieri dell’Europa
hanno trasformato in una casa da gioco.
Anche se rapido e veloce soffia il vento,
l’uomo saprà tenere accesa la lampada.
Quel derviscio in cui alberga il giusto,
che Dio ha fatto di stampo e natura regali.