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140. AL COPPIERE

From IQBAL

La carovana primaverile ha posto le tende,
Il piede dei monti è diventato un paradiso.
E la rosa, e il narciso, e il giglio, e la viola,
Il papavero, sudario di sangue del martirio.
Sotto un velo di colori si nasconde la terra,
E nella vena della pietra circola il sangue.
Nell’aria azzurra ci sono letizia e allegria,
Nel nido gli uccelli svolazzano irrequieti.
Scorre veloce dalla montagna il ruscello,
Salta, si ferma, fa una curva, poi si ritira,
Precipita, scivola, fa una sosta, riprende,
E, riavvolgendosi, risgorga tutto attorno.
Fermatosi, si fa quindi strada tra la roccia,
Si apre la strada nel cuore delle montagne.
Osserva un po’ il papavero, o Coppiere!
Diffonde ovunque il messaggio della vita.
Versami il vino che brucia il velo nascosto,
Non c’è ogni giorno un raccolto primaverile.
Quel vino che illumina il cuore della vita,
Quel vino che è un tossico per il mondo.
Quel vino che è la passione dell’Eternità,
Quel vino che rivela il segreto dell’Eternità.
Solleva il velo da quel segreto, o Coppiere,

Il passero si confronta con il falcone regale,
Come sono cambiate le usanze dell’epoca!
Anche gli strumenti musicali sono cambiati.
Il segreto dell’Europa è divenuto manifesto,
Il giocoliere dell’Europa è preso da stupore.
La vecchia politica è andata nel discredito,
La terra è stata disillusa da signori e sultani.
Il tempo del capitalismo è finito per sempre,
Dato spettacolo, il giocoliere se n’è andato.
Dal profondo sonno si riscuotono i cinesi,
Dall’Himalaya risgorgano nuove sorgenti.
Il cuore del Sinai e del Faran si è aperto,
Mosé se ne sta in attesa della luce celeste.
Il musulmano cerca di lottare per l’Unità,
Il cuore del brahmano è legato al suo filo.
La società, la teologia, la religione, l’arte,
Sono tutti in adorazione di idoli forestieri.
La verità si è persa nelle inutili assurdità,
Questa nazione segue ancora la tradizione.
Il sermone del mullah conquista il cuore,
Ma non ha il piacere sincero del desiderio.
Con la sua predica dimostra abilità logiche
Ma si perde in destrezze e astuzie lessicali.
Quel sufi che fu uomo di Dio un tempo,
Senza rivali nell’amore, unico nell’onore,
Si è perso seguendo le assurdità straniere,
Si è perso a metà strada in luoghi di sosta.
Il fuoco dell’amore si è spento per sempre,
Il musulmano è solo un mucchio di cenere.

Versami ancora l’antico vino, o Coppiere,
Fa’ girare ancora quella coppa, o Coppiere!
Fammi volare ancora sulle ali dell’amore,
Fa’ volare la mia polvere come una lucciola.
Libera la mente e l’intelletto dalla schiavitù,
Fa’ sì che i giovani siano maestri ai vecchi.
Il ramo della nazione è fresco del tuo umore,
Nel suo corpo il respiro viene dal tuo spirito.
Dammi, la forza di fremere e vibrare ancora,
Dammi la forza di ‘Ali, l’ardore di Siddiq.
Fa’ che la freccia dell’amore penetri i cuori,
Risveglia nei loro petti il desiderio ardente.
Benedette siano le stelle nei Tuoi alti cieli,
Benedetto chi passa le notti in Tua preghiera.
Concedi alla gioventù la passione del cuore,
Concedi loro il mio Amore, la mia Visione.
Libera la mia barca dai mulinelli delle onde,
Se si è incagliata, smuovila e falla viaggiare.
Insegnami i segreti della vita e della morte,
Ché nei tuoi sguardi c’è tutta la conoscenza.
Il sonno e il sopore dei miei occhi lacrimosi,
L’agitazione nascosta nell’intimo del cuore.
La preghiera del mio lamento a mezzanotte,
Il rimescolio dentro il mio io e il non-io.
Le mie passioni, i miei desideri e gli ardori,
Le mie speranze, i miei aneliti, i miei scopi.
La mia natura è ora uno specchio del tempo,
Un pascolo per le gazzelle di idee e pensieri.
Il mio cuore, un campo di battaglia della vita,
Un esercito di dubbi e una prova di certezza.
Ecco ciò che questo povero ha, o Coppiere,
Nella mia povertà sono davvero un principe.
Questo è tutto quanto affido alla carovana,
Questo è tutto quanto spero che diventi suo.

L’oceano della vita va avanti senza fermarsi,
In ogni cosa, pur piccola che sia, batte la vita.
Si rivela e si manifesta in tutto il suo corpo,
Come nella fiamma si cela un’onda di fumo.
Duro e difficile è il suo contatto con la terra,
Ma desidera e vuole il duro e faticoso lavoro.
È al tempo stesso immobile seppure mobile,
Stanca delle pastoie e intrichi degli elementi.
È un’unità, che è imprigionata nella pluralità,
Ma è pur sempre unica, sola, non eguagliata.
Ha fatto di questo mondo un tempio di vetri,
Una scultura simile al tempio di Somnath.
Non le piace vestire l’abito della ripetizione,
Perché tu non sei me, perché io non sono te.
Ha creato il mondo degli uomini e delle cose
Ma, nella moltitudine, è sola con se stessa.
Il suo splendore è nel lampo e nelle stelle,
È nella luna, nell’oro, e nell’argento vivo.
A lei appartiene il deserto e anche l’acacia,
A lei appartengono le spine e anche i fiori.
Talvolta la sua forza scuote le montagne,
Talora la sua rete prende Gabriele e le huri.
Talvolta i falconi dal colore argento perla
Si abbeverano del sangue delle pernici.
Talora la colomba, lontana dal suo nido,
Cade nella rete che le è stata preparata.
La pace duratura è una visione falsata,
Tutte le particelle del mondo palpitano.
La carovana della vita non può sostare,
Ché ogni battito è nuova gloria di vita.
Tu pensi che la vita sia solo un mistero,
Di contro, la vita è solo gusto del volo.
La vita ha visto spesso tanti alti e bassi,
Ama fare un viaggio, non ama sostare.
Per la vita il movimento è una musica,
Il movimento è verità, la sosta illusione.
Il piacere è cadere nella rete dei pericoli,
Il riposo è origine di palpiti e di sussulti.
Quando ci si trova di fronte alla morte.
È molto difficile fermarla o trattenerla.
Pertanto la vita è discesa su questa terra
E si è trovata nella trappola della morte.
Il gusto del doppio si è imposto quaggiù
Dove tutte le cose sono nate in coppia.
Se da quel ramo di albero il fiore cadeva,
Da quest’altro ramo di albero sbocciava.
Gli sciocchi pensano: la vita è effimera;
La vita invece sorge e cessa e si rinnova.
Si muove con grande velocità e rapidità,
Dal principio alla fine in un solo respiro.
Il tempo è un susseguirsi di giorni e notti,
Non è che un alternarsi di soffi e respiri.

Quest’onda dell’anima è come una spada,
L’io che cos’è, il filo tagliente della spada.
L’io che cos’è, l’intimo segreto della vita,
L’io che cos’è, è il ridestarsi del mondo.
L’io è solitudine e assorbimento estatico,
Un oceano chiuso in una goccia d’acqua.
L’io risplende nell’oscurità e nella luce,
È innato in me e te, è lontano da me e te.
L’inizio è dietro di lui, la fine davanti a lui,
Nessun limite dietro, nessun limite davanti.
Galleggia nelle acque del fiume del tempo,
Sopporta la tirannia delle onde del fiume,
Cambia sempre il corso della sua ricerca,
Sposta sempre lo sguardo continuamente.
Nelle sue mani una pietra pesante è lieve,
I suoi colpi tramutano un monte in sabbia.
Il suo viaggio è il cominciamento e la fine,
Sta in questo il segreto del suo calendario.
Nel raggio lunare, nelle faville della pietra,
Non ha colore, pure è immerso nel colore.
Non dimostra alcun interesse per il calcolo,
Per profitto e perdita, per il dopo e il prima.
Sin dall’eternità è un prigioniero nella lotta,
Per prender forma nella polvere di Adamo.
Nel cuore e nella mente è la dimora dell’io,
Sta nella pupilla dell’occhio come il cielo.

Per il guardiano dell’Io diventano un veleno
Quel pane e quel cibo privati dell’acqua.
Egli considera onorevole soltanto quel pane
Che si è guadagnato col sudore della fronte.
Rimani lontano dalla pompa di un Mahmud,
Guarda al tuo Io, non diventare un Ayaz.
È davvero nobile e bello prosternarsi a Dio,
È ritenuto blasfemo prosternarsi a un uomo.
Questo mondo, un tumulto di colori e suoni,
Questo mondo, sotto il decreto della morte.
Questo mondo, questo tempio, questi sensi,
Dove la vita non è altro che mangiare e bere.
Questo è un primo luogo di fermata dell’Io,
Non è la tua abitazione finale, o viandante.
Non è il posto dove accendere il tuo fuoco,
Il mondo è per te, e non tu sei per il mondo.
Oltrepassa la montagna difficile, scalandola,
Supera l’illusione del tempo e dello spazio.
L’Io è la Tigre di Dio, il mondo la sua preda,
La terra è la sua preda, il cielo la sua preda.
Altri mondi ci sono, non manifesti e visibili,
Perché il cuore dell’esistenza non è vuoto.
Ognuno è in costante attesa del tuo assalto,
Dell’audacia del tuo pensiero e dell’azione.
Questo è il fine della rivoluzione del tempo,
Rendere a te manifesto e visibile il tuo Io.
Tu sei il signore del mondo bello o brutto,
Che posso io dirti del tuo destino ultimo?
La verità è soltanto questa, un abito stretto,
Il vero è uno specchio, la parola un’ombra.
Nel petto si accende la fiamma dello spirito
Ma l’ardore della parola vuole dire: “Basta.
Se io mi risollevo in alto più di un capello,
La vista dello splendore mi tarperà le ali.”