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127. LENIN

From IQBAL

(al cospetto di Dio)
Dalla Tua santa parola deriva la vita,
Sì, è vero, l’Essere Tuo vive in eterno.
Ma, potevo sapere se Tu eri o non eri?
La scienza cambia corso di ora in ora.
Che ne sa la scienza del canto eterno?
L’astronomo del cosmo o l’erborista?
Oggi ho visto la verità di quel mondo,
Che ritenevo vecchie favole di chiesa.
Noi lottiamo legati ai giorni e alle notti,
Tu plasmi e custodisci gli attimi eterni.
Permettimi di rivolgerTi un problema,
Che i saggi non hanno potuto risolvere.
Quando vivevo sotto il tetto delle stelle,
Questo problema era per me come spina.
Nell’agitazione della piena dei pensieri,
Non potevo trattenermi dal manifestarli.
Oh, di quale razza mortale Tu sei il Dio?
Di quella creatura che vive sotto il cielo?
Il dio dell’Asia è l’uomo bianco europeo,
Il dio dell’Europa è il metallo che riluce.
L’arte e la scienza illuminano l’Europa,
Quelle tenebre non hanno Acqua di Vita.
Per magnificenza, bellezza e grandezza,
Lì, le loro banche superano le cattedrali.
In apparenza commercio, in realtà usura,
Il profitto di uno è la morte di centomila.
La scienza, il sapere, l’arte della politica,
Bevono sangue e predicano uguaglianza.
Disoccupazione, alcolismo, nuda miseria,
Sono le conquiste della civiltà europea!
Privata della grazia celeste, una nazione
Resta schiava dell’elettricità e del vapore.
Le macchine sono la morte per il cuore,
Gli strumenti ci privano del senso umano.
Gli effetti visibili qua e là sono tali che un
Fato arbitrario sconfigge il libero arbitrio.
La Taverna trema, le fondamenta vacillano
I saggi d’Europa se ne stanno impensieriti.
Il rossore che appare alla sera sui loro volti
Deriva da un cosmetico o è frutto del vino.
Tu onnipotente e giusto: amare sono le ore,
Ma più amara è la sorte di tutti i lavoratori!
Quando naufragherà la nave del capitalismo?
Il mondo si attende da Te la resa dei conti.